RUBRICA "ATTUALITA' "
PROF. MARTINO MORA
"Sono un docente di scuola superiore, insegno storia e filosofia. Amo il mio lavoro. Ho scritto tre libri e molti articoli. Sono anche un convinto cattolico della Tradizione. Sono diventato famoso, mio malgrado, per avere rifiutato di tenere lezione, in occasione della giornata del 25 novembre, in presenza di allievi vestiti da donna".
Libri del professore:
Pillola n.1 - FEMMINISIMO
Il femminismo é un'ideologia basata sul risentimento. ll risentimento è l'anticamera dell'odio. Ci vuole poco perché non si trasformi in odio. L'odio contro il maschio, l'odio contro la famiglia, l'odio contro la procreazione, l'odio contro la tradizione, l'odio contro il sacro, l'odio contro Dio. Come tutti i movimenti individualistico-egualitari, il femminismo è inseparabile dal risentimento e dall'orgoglio, e di essi si nutre. Il suo fine è l'indistinzione dei ruoli, la trasformazione della donna in un maschio come gli altri. Ma poiché questo non è del tutto possibile, perché cozza contro limiti naturali (e quindi la femmina femminista non diventa un maschio, ma la sua scimmia nemica ) ecco l'odio metafisico contro Dio e quindi il ricorso sistematico alla bestemmia. Il femminismo ha un' essenza sociologica e un'essenza ontologica. Non può essere spiegato solo come fenomeno sociale (favorito dal capitalismo e ad esso funzionale) senza comprendere la sua essenza come rivolta metafisica. La stessa cosa naturalmente vale per l'omosessualismo, il genderismo e tutti i movimenti di rivolta biopolitica. L'odio contro il maschio capofamiglia riflette l'odio contro il Padre che sta nei cieli. Perché è vero che Dio non ha sesso, ma è anche vero che se Cristo lo chiama sempre Padre (e non madre come fece assurdamente papa Luciani) una ragione dev'esserci. L'odio contro la trascendenza, che è l'odio contro il Padre nei cieli, e l'odio contro la famiglia e la normalità sessuale, che è l'odio contro il padre che sta in terra (il cosiddetto "patriarcato"), sono logicamente correlati. Femminismo ed omosessualismo sono due facce della stessa medaglia, anzi l'uno è il prolungamnento dell'altro. Per questo oggi molte donne sono omosessualiste: il femminismo che hanno introiettato in questi decenni le rende naturalmente disponibili alla normalizzazione simbolica del coito omoerotico, sia in nome dell'egualitarismo, sia in nome della libertà sessuale e del sesso sganciato dalla procreazione, sia in nome del modello “matriarcale”. Modello “matriarcale” che logicamente presuppone la svirilizzazione dell'uomo e la negazione del Padre celeste. Ma poiché il femminismo - perfettamente funzionale al sistema capitalista e quindi sollecitato dal potere economico -è stato introiettato da molti uomini, ecco che lo stesso maschio odia se stesso. E sintomo di tutto ciò non è soltanto il fatto che molti maschi aderiscono all'omosessualismo (che è un'ideologia) senza avere alcuna inclinazione omoerotica, ma anche il fatto che molti maschi hanno paura di procreare, E non c'è nulla di meno virile di un uomo che non vuole lasciare una discendenza. Il modello femminista è quello di una donna "emancipata" dalla famiglia e dalla procreazione. Non dal lavoro produttivo e dal consumismo, funzionali al sistema economico capitalista. La donna ridotta a macchina da lavoro, che ubbidisce agli ordini del capufficio sena batter ciglio, mentre rifiuta qualsiasi subordinazione al marito, è l’ennesimo trionfo del capitale sulla Tradizione. Si accettano le più umilianti dipendenze economiche sul lavoro (per poi definirsi, risibilmente, come economicamente “indipendenti”) proprio mentre si rifiuta, in famiglia, qualsiasi forma gerarchica. Il modello femminista rientra nella più generale tendenza individualista della modernità. Essa infatti tende a staccare l'individuo astratto da tutte le sue appartenenze comunitarie e costitutive. L'individuo-atomo intercambiabile si concepisce separato dalla sua reale appartenenza religiosa, etnica, culturale, familiare, comunitaria. Persino, alla fine, dal suo stesso sesso (vedi omosessualismo, genderismo). Tutto ciò che è legame va sciolto in nome dell'individualismo e dell'egualitarismo, cioè di un atomismo sociale che non riconosce vincoli costitutivi né identità collettive. La falsa emancipazione della donna è dunque quella dalla famiglia procreativa, non certo dall'essere rotellina del sistema economico. La donna deve diventare un uomo come gli altri, ci dicono tutti i giorni i mass media. Deve emanciparsi da famiglia e procreazione, concepiti come il fardello storico, la catena storica della donna oppressa. Mai più sottomesse al marito, ma in compenso completa sottomissione al manager o al capufficio. Rivelare questo segreto di Pulcinella oggi significa essere linciati mediaticamente, sulla pubblica piazza, come "oscurantisti", "retrogadi", "sessisti", "medievali" e altre simpatiche definizioni del genere. Come quando si contestano gli altri due pilastri del politicamente corretto: l'immigrazionismo e l'omosessualismo. La costrizione della donna a lavorare fuori casa è stata salutata funestamente con giubilo dalle femministe, da tempo cagnette da guardia del sistema. Invece è una condanna. E ha enormi costi sociali sia sulla caduta demografica, sia sulla scarsa presenza dei genitori nell'educazione dei figli. L'inganno del femminismo è di essere, in perfetta falsa coscienza, funzionale alle esigenze del capitalismo, la "gabbia d'acciaio" weberiana. E di trasformare in liberazione presunta ciò che nei fatti è costrizione sistemica. “A nessuna donna dovrebbe essere consentito di stare a casa a badare ai figli […] per il semplice fatto che se esistesse una tale opzione sarebbero in troppe a sceglierlo”. (Simone de Beauvoir). C'é una minoranza in via di estinzione in Italia e nella società occidentale: si tratta delle casalinghe. Secondo le ultime statistiche, in Italia sono diminuite di mezzo milione in dieci anni. Sono le grandi escluse dal meccanismo capitalista e le grandi disprezzate dall'ideologia dominante. Ad una bambina oggi si insegna sin dalla più tenera età che può diventare ballerina, medico, avvocato, imprenditrice od astronauta, ma mai casalinga, perché le casalinghe sono delle "sfigate". Non sono indipendenti, non si "realizzano", sono la negazione del sacro ed indiscusso individualismo egualitario professato dal pensiero unico. Il fenminismo si è infatti costruito sull'individualistico odio feroce della famiglia e delle donna di casa, come attesta anche la frase della De Beauvoir, sopracitata. In perfetta sintonia con l'evoluzione del capitalismo. "Il femminismo l'hanno inventato i padroni delle ferriere", dice giustamente Massimo Fini. Ogni azienda trae un elementare vantaggio dall'abbassamento dei salari e degli stipendi che l'ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro ha permesso. E' molto più conveniente pagare stipendi di mille euro ai membri di una coppia, che stipendi di duemila al maschio "capofamiglia". I consumi così rimangono invariati, dettaglio fondamentale in un sistema economico in cui non si produce più per consumare, ma si consuma per produrre. I bambini (che sono sempre meno, anche loro in via d'estinzione) così vengono rifilati ai nonni o peggio, lasciati alla Dio mercé. Con degli enormi danni sociali. Naturalmente l'amante di Sartre e molte altre femministe odiatrici della famiglia, della religione e della tradizione potevano anche credere in perfetta falsa coscienza di essere anticapitaliste. Ma qui sovviene Oswald Spengler: "La sinistra fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo". Anche Bergoglio, in quanto culturalmente subalterno e completamente asservito all'ideologia dominante, non può ripete i concetti, triti e ritriti del femminismo alla moda. Egli condivide i medesimi presupposti ideologici di quella oligarchia economica e finanziaria che a parole finge di criticare. La verità è che anche Bergoglio vuole uccidere il Padre, che è verticalità, quindi trascendenza, in nome dell'orizzontalità e quindi dell'immanenza. Il suo modello, anche simbolico, è la Pachamama, la Grande Madre. Del resto la Chiesa conciliare da molto tempo predica contro le virtù virili quali il coraggio, l'intransigenza e la combattività, rifiutando ogni spirito militante. Ed esaltando invece il dialogo, il compromesso, la comprensione e la tenerezza, virtù tipicamente femminili, per nulla disprezzabili, ma che tali diventano se intese a senso unico. L'ossessione conciliare per l'amore divino - privato della sua giustizia - e che quindi diventa buonismo, è un preciso sintomo di autocastrazione spirituale. Bergoglio porta al suo apice questa tendenza. La neo- Chiesa di oggi fraintende l'ammonimento evangelico di farsi eunuchi per il Regno dei cieli. La neo-Chiesa di oggi si fa eunuca spiritualmente - che è cosa ben diversa, anzi opposta - per piacere al mondo, di cui è divenuta la concubina subalterna. E' una neo-Chiesa di eunuchi spirituali (a cominciare da chi la dirige) e forgia generazioni di eunuchi spirituali.