Uniti nella croce: contro le divisioni del nostro tempo
May 11, 2025 “Che tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi”
(Gv 17,21)
La ferita della divisione
Viviamo un tempo in cui il cristianesimo, nonostante la sua presenza millenaria, si trova in un momento storico delicatissimo. E il rischio più grande che corriamo oggi non è quello di essere minoranza — lo siamo da tempo — ma quello di essere minoranza divisa, confusa e incapace di testimoniare con forza, verità e unità il messaggio di Cristo. È questa la vera emergenza.
Lungo i secoli, la Chiesa ha sempre dovuto affrontare l’azione del male che divide. Eppure, oggi, la frattura assume una forma nuova, più subdola: non si presenta come scisma o eresia esplicita, ma come dispersione di intenti, chiusura nei propri piccoli mondi, conflitti ideologici che inquinano anche le migliori intenzioni spirituali.
Ogni movimento, associazione, gruppo ecclesiale sembra talvolta camminare da solo, ignaro (o peggio, diffidente) nei confronti degli altri. Si moltiplicano i progetti, i convegni, le iniziative, ma manca un respiro unitario. E, paradossalmente, questo accade mentre il mondo intorno a noi si compatta in modelli omologanti, come quello globalista, che impongono una visione disumanizzante dell’uomo e della società.
Non ci rendiamo conto che, mentre discutiamo fra noi, fuori si consuma una guerra culturale ed esistenziale senza precedenti. Le famiglie vengono disgregate, l’identità dei popoli dissolta, la vita ridotta a merce, la verità censurata, la pace violata in nome di interessi economici e geopolitici mascherati da “missioni umanitarie”. In tutto questo, la voce cristiana è fioca, smarrita, quasi assente.
A questa realtà si aggiunge un’altra ferita: la divisione interna alle stesse comunità. I conflitti personali, le incomprensioni, l’attaccamento al ruolo o alla “visibilità”, la gelosia tra gruppi, l’incapacità di perdonarsi… tutto ciò mina la credibilità del Vangelo, che è invece amore gratuito, dono reciproco, comunione.
Ci diciamo cristiani, ma non viviamo secondo le esigenze radicali della fede. Ci accontentiamo di riti e parole, ma non lasciamo che la Croce plasmi la nostra vita. Abbiamo paura del giudizio del mondo, della fatica dell’unità, del sacrificio che comporta mettersi davvero a servizio del Regno. Così, il Vangelo viene ridotto a opinione tra le opinioni, e la Croce a simbolo svuotato di ogni potenza salvifica.
Questa situazione, se non affrontata con urgenza, rischia di lasciare campo libero a chi vuole cancellare Dio dalla storia. E ciò accade proprio in Italia, cuore della cristianità, dove l’eredità spirituale di santi, martiri e padri della Chiesa è ancora viva ma gravemente trascurata.
Per una rinascita cristiana: una proposta per un’Alleanza Cristiana Nazionale
La prima necessità non è organizzativa, ma spirituale. Ogni cristiano, ogni realtà ecclesiale, deve intraprendere un cammino di purificazione dall’egoismo, dall’orgoglio, dalla divisione. Solo la preghiera autentica, la confessione frequente, l’adorazione eucaristica, la riscoperta della Parola possono guarire i cuori. Senza questa radice spirituale, ogni iniziativa sarà sterile.
Serve un processo coraggioso di incontro tra movimenti, associazioni, ordini religiosi, realtà locali. Non per uniformare tutto, ma per riconoscersi come membra dello stesso Corpo. Possiamo istituire incontri periodici inter-movimentisti, non solo per condividere esperienze, ma per elaborare azioni comuni su temi cruciali: difesa della vita, libertà educativa, giustizia sociale, lotta al relativismo e alla guerra.
Immaginiamo la nascita di una Alleanza Cristiana Nazionale, una rete di realtà cattoliche disposte a collaborare su una piattaforma condivisa di valori. Non un partito, non un’istituzione ecclesiastica, ma una voce spirituale e culturale forte, capace di parlare al Paese con autorevolezza. Questa alleanza dovrebbe avere un proprio manifesto di fede e azione, fondato su: centralità del Vangelo, difesa integrale della vita, promozione della famiglia naturale, rispetto della sovranità e delle identità, rifiuto delle guerre imperialiste e del dominio tecnocratico e globalista.
Una comunità cristiana rinnovata deve formare coscienze forti e libere. Bisogna investire su scuole di dottrina sociale della Chiesa, corsi di formazione politica cristiana, eventi pubblici, festival della fede, conferenze su bioetica, pace, diritti, ed una nuova comunicazione cristiana, più incisiva, più presente nei media.
Solo dopo aver ricostruito un tessuto unitario potremo pensare, se Dio lo vorrà, a una presenza politica realmente ispirata al Vangelo, capace di influenzare le scelte legislative, di opporsi con forza a derive disumane e di proporre un modello di società fondato sulla giustizia, sulla solidarietà, sulla verità. Ma senza una base unitaria, ogni tentativo politico cadrà nel già visto: protagonismi, rivalità e, alla fine, il fallimento.
L’Italia è ancora, nonostante tutto, la culla del cristianesimo. Ma le culle non bastano: bisogna tornare a generare vita, a generare futuro. Questo futuro sarà possibile solo se i cristiani smetteranno di diffidare gli uni degli altri, lasciando da parte rivalità e sospetti, e inizieranno a camminare insieme.
Non c’è più tempo per le divisioni, per le gelosie, per i personalismi. Non c’è più spazio per una fede chiusa e sterile. È il momento di tornare concretamente a essere una sola cosa in Cristo.
È tempo di scegliere: o restiamo prigionieri delle nostre divisioni, o ci lasciamo unire dalla Croce.
Una Croce che salva, che giudica, che rinnova. Una Croce che non è simbolo di sconfitta, ma di vittoria attraverso il sacrificio.
Che sia la Croce, con il coraggio e la fede, a indicarci la via. Non per preservare ciò che sopravvive, talvolta in modo disgregato, nei nostri gruppi cattolici, ma per edificare ciò che può ancora nascere: una nuova comunità cristiana, profondamente unita nello Spirito perché radicata nel Vangelo, capace di restituire speranza al nostro tempo e senso al futuro dell’uomo.
Domenico Romaniello
Liberi in Veritate