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Quando Enrico VIII mise alla berlina Lutero

radio spada Jul 01, 2023

Rilanciamo questa lettura dagli amici di Radio Spada:

 

Volentieri presentiamo questo interessante estratto de La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa) del Card. Hergenröther.


[…] Oltre al duca Giorgio di Sassonia, il più potente avversario di Lutero fra i principi fu appunto il re d’Inghilterra, Enrico VIII. Offeso dal turbolento procedere del novatore, nel maggio 1521, stimolò Cesare e il principe elettore palatino a estirpare dalla terra lui e la sua abominevole dottrina, e ne interdisse coi più severi castighi le opere nei suoi stati. Ma anche come teologo, essendosi egli dato per l’addietro a questi studi, impugnò Lutero, e nella difesa dei sette Sacramenti ne pose a nudo le contraddizioni, massime quelle dell’opera «della cattività di Babilonia»[i].

L’opera fu da lui fatta presentare a Leone X, dal quale sperava egli e richiese un titolo di onore simile a quello che avevano ottenuto i re di Spagna e di Francia. Gli fu così accordato il titolo, che poi i re d’Inghilterra seguitarono a portare, di «difensore della fede» (Defensor fidei)[ii]. Il libro di lui, a quel tempo assai pregiato, era scritto in forma popolare, particolarmente nel dimostrare le numerose contraddizioni di Lutero sulla confessione, le indulgenze, il primato.

Lutero vi rispose, nel 1522, nella maniera più triviale e villana: le trivialità erano le finezze del suo classicismo[iii]. Questi modi villani esasperarono Enrico VIII sì fieramente che adoperò pure l’autorità sua politica contro il monaco sassone[iv]. Ma allorché Enrico, a cagione del suo divorzio, stava in procinto di romperla con Roma, Lutero, lusingato dalla speranza di poterlo ancora tirare al suo Vangelo, ricorse alle più basse adulazioni, gli scrisse una lettera riboccante di piacenterie (1528), si scusò della sua virulenza e si profferse perfino a disdirsi. Di che il re, ancora invelenito, si giovò per mettere pubblicamente il suo nemico alla berlina, e questi allora ne andò più che mai sulle furie[v].

La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa)


[i] Lettere di Enrico VIII contro Lutero, presso il Walch l. c. parte 19a p. 153 ss. Kapp, Nachlese II, 458. Cyprian, Nutzliche Urkunden II, 458. Assertio septem sacramentorum adv. M. Lutherum. Lond., 1521, 4., ristamp. Antw., 1522, 4°, senza luogo di stampa, 1523, trad. in tedesco dall’Emser 1522. Plank, Gesch. des protest. Lehrbegriffs II, 98.

[ii] Il titolo di Defensor fidei non fu dato per la prima volta da Clemente VII, ma da Leone X, come dimostra il Pallav. l. c. II, 1, 8 (Cfr.: la bolla degli 11 ottobre 1521 presso il Rymer, Foed. VIII, 756, Conc. M. Brit. III, 693. Gerdes, Mon. IV, 178. Bolla di confermazione di Clemente VII, del 5 marzo 1523 presso il Rymer l. c. XIV, 13. Conc. M. Brit. III, 702).

[iii] Luth. contra regem Angl. 1522. L’Ecclesiaste di Wittemberga per grazia di Dio, nomina il suo avversario un asino coronato, furfante, infame, insensato, rifiuto di tutti i porci e asini, bestemmiatore, stolido Enrico, impudente ceffo di re, «il quale imbratta di sua merda la corona di Cristo mio re, la cui dottrina io ho».

[iv] Lettera di Enrico ai principi sassoni, del 22 gennaio 1523 (Cyprian., Epist. clar. vir. ex biblioth. Goth. autogr. p. 9, presso il Gerdes l. c. p. 119). Risposta dell’elettore presso il Cyprian, Nutzliche Urkunden II, 276.

[v] Enrico contro Lutero presso il De Wette l. c. n, 23 ss. Walch l. c. parte 19, p. 468 ss. 512 ss.


Immagine: Henry VIII with harp – King Henry VIII as David, seated with harp, in an interior with his jester, William Sommers; illustrating Psalm 52