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Novità e offerta: “Corsica, battaglie e solitudini – Sguardo indiscreto sopra un sogno di libertà, fra molte tentazioni e poche beatitudini” di Pier Luigi Piras

radio spada Jul 05, 2023

Rilanciamo volentieri questa offerta dagli amici di Radio Spada

 

Volentieri presentiamo ai lettori Corsica, battaglie e solitudini – Sguardo indiscreto sopra un sogno di libertà, fra molte tentazioni e poche beatitudini.

Il libro è in offerta speciale fino a domenica 9 luglio al prezzo di 23 Euro (e non 26) + spese di spedizione, per aderire bisogna ordinare tramite Whatsapp (3662949035) o Telegram (@edizioniRS) o email ([email protected]), e NON direttamente sull’ecommerce.

Le opzioni di spedizione sono: spedizione non tracciabile (non possiamo sapere dalle poste dove il libro si trova) da 2 €, spedizione tracciabile (piego libri raccomandato) da 5 €, il corriere da 9 € o il servizio di contrassegno, ossia di pagamento alla consegna, da 12 € (per il contrassegno: in caso il vettore non vi trovi c’è una salata penale a carico del destinatario; dunque va scelto solo se si è pienamente reperibili).

I metodi di pagamento sono illustrati a questo link https://www.edizioniradiospada.com/pagamenti-e-spedizioni.html, ma per chi ha bisogno di un ausilio ci sono i contatti indicati sopra. Per gli acquirenti internazionali: vi invitiamo a contattarci via email o Whatsapp per elaborare un’offerta personalizzata.

Corsica, battaglie e solitudini – Sguardo indiscreto sopra un sogno di libertà, fra molte tentazioni e poche beatitudini

 

Di seguito la nota editoriale:


Nota delle Edizioni Radio Spada

L’Île de Beauté, la stupenda Corsica, rappresenta il singolarissimo caso di una terra divenuta francese pochi decenni prima della nota rivoluzione: un’isola la cui distanza da Parigi era molto maggiore di quella geografica, e per la quale le difficoltà di comprensione erano ben più che meramente linguistiche. Arrivata nelle vesti di diffidente invitato presso uno dei crocevia della storia, visse con travaglio il cammino dei secoli che seguirono.

Attraverso ricchi affreschi e originali excursus, l’Autore ci condurrà tra le sue pagine alla scoperta di un popolo antico e ferito, indomito e fiero, ora sedotto da idee pericolose, ora irremovibile nell’attaccamento alla sua storia. Tra alterne fortune e con pulsioni contrastanti, la Corsica visse sulla pelle dei suoi abitanti le abbondanti devianze del centralismo[1], del nazionalismo particolarista e oppressivo[2], della dissoluzione sovversiva che la rivoluzione francese portò nel suo seno e applicò con le sue braccia. Se il 1789 cambiò in peggio[3] la storia di tutto il mondo, questo impatto si vide con maggior forza nei territori controllati dai francesi.

Sia dunque questa occasione propizia per sottolineare alcuni concetti che valgono anche al di là delle pagine che seguono. Trattare della storia dei popoli, degli entusiasmi che li attraversano e degli scontri che li dividono, significa entrare in un campo curioso e controverso, misterioso e delicato. Le tradizioni o, per usare un termine più vago e sfuggente, le «culture» che tanto interessano studiosi e uomini comuni, si percepiscono sempre più – quasi «per contrasto» – in opposizione al grigiore della palude globalista. Il colore brilla, la nebbia no: anche per questo, in reazione alla crescente omologazione, si riscontra un vasto ritorno a ciò che sa di antico, di genuino, di profondo. La Corsica, probabilmente, in questo non fa eccezione.

Perché questa opposizione sia reale e benefica, l’uomo d’oggi deve tuttavia fuggire alcuni equivoci, quando non vere e proprie tentazioni, che essenzialmente derivano da un’idea distorta relativa al valore dell’identità. Per essere espliciti: l’identità non ha valore in se stessa, ma lo ha nella misura in cui non si scontra con la Verità. Questo dato vale su ogni piano: culturale, politico, generalmente sociale.

Amare le tradizioni in quanto tali, coltivare un’attrazione per le identità a prescindere dal loro contenuto, rischia di produrre una sorta di ecumenismo identitario che lungi da essere il contrario del globalismo, sarebbe niente meno che il globalismo al contrario.

Sarà sempre legittimo ammirare gli idiomi dell’Africa nera, la cucina del Sud Est asiatico, i colori delle stoffe del Vicino Oriente, non lo sarà invece se la stessa ammirazione si rivolgerà alle «religioni» e ai sistemi di valori ad esse connessi, ove queste si distanzino dalla vera Fede. E questo varrà fintanto che Cristo resterà Re, ovvero per l’eternità.

L’equilibrio è delicato ma chiaro: la diversità è un bene, ma all’interno di un quadro di verità; distinguere per unire, si diceva un tempo. La distinzione, la differenza, è ricchezza se verte su materie libere e non diventa l’espediente per rompere l’unità fondata sulla verità. Mirabilmente sintetizzava questo principio Pio XI nella Quas Primas, quando scriveva: «Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all’impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l’incolumità del loro potere, l’incremento e il progresso della patria».

Alla Corsica auguriamo questo e, con lo stesso spirito, invitiamo i lettori ad un proficuo viaggio di capitolo in capitolo per conoscere meglio quella terra, i suoi uomini, la sua storia e le sue sfide.

Buona lettura!

 


[1] Sul rischio di un deforme totalitarismo, ammoniva Pio XII: «Considerare lo Stato come fine, al quale ogni cosa dovrebbe essere subordinata e indirizzata, non potrebbe che nuocere alla vera e durevole prosperità delle nazioni. E ciò avviene, sia che tale dominio illimitato venga attribuito allo Stato, quale mandatario della nazione, del popolo, o anche di una classe sociale, sia che venga preteso dallo Stato, quale padrone assoluto, indipendente da qualsiasi mandato» (Summi Pontificatus, 1939).

[2] Se inteso in modo sproporzionato e prevaricatore, l’attaccamento alla nazione, a qualsiasi nazione, risulta censurabile, anche quando presentato sotto le forme dell’autodeterminazione. Annota Pio XI: «Diviene occasione ed incentivo di gravi ingiustizie, quando, da giusto amor di patria, diventa immoderato nazionalismo» (Ubi Arcano Dei Consilio, 1922).

[3] Se qualcosa di buono si può riscontrare in qualche principio manifestato dalla rivoluzione esso non è propriamente della rivoluzione, ma ad essa preesistente, e tratto dal Cristianesimo.

 

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