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Ma quella di Darwin era “scienza”? Il problema delle prove (che mancano)

darwin evoluzione o creazione radio spada Sep 24, 2023

Riprendiamo volentieri questo estratto offerto dagli amici di Radio Spada riguardo l'interessante libro  Ritorno alle origini. Vol. I – Principii e tracollo del darwinismo , qui la presentazione fatta insieme. 

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Volentieri offriamo ai nostri lettori un estratto dal bellissimo Ritorno alle origini. Vol. I – Principii e tracollo del darwinismo, questa volta dedicato a illustrare un enorme problema della teoria darwiniana, ossia l’assenza di prove atte a fondare o perlomeno a rendere verosimile la macroevoluzione. Questa carenza mostra ulteriormente come il motore del successo dell’evoluzionismo darwiniano sia stato più che altro un tipo di narrazione filosofica, naturalistica e orizzontale, quindi un’ideologia più che dei fatti dimostrabili e misurabili.

Spiega Kevin Mark: «Molti cattolici… [si basano] sulla falsa impressione che ci siano prove a sostegno dell’ipotesi di Darwin, che egli abbia incluso tali prove nell’Origine delle specie e che abbia capito la causa dei mutamenti casuali che sosteneva indirizzassero i processi evolutivi. Le lettere di Darwin gettano luce sulla falsità di simili impressioni».

A proposito della mancanza di esempi convincenti, dopo aver letto le bozze dell’Origine delle specie Charles Lyell, il più stretto amico di Darwin, suggerì: «Quando, come mi aspetto, presto si richiederà un’altra edizione, potresti inserire qua e là un caso concreto per alleggerire il peso del numero imponente di proposizioni astratte»[1]. Quattro anni più tardi, in una dichiarazione più esplicita, Lyell ammise il fondamentale punto debole del darwinismo: «Qualsiasi naturalista ammette che vi sia negli animali e nelle piante una generale tendenza alla variazione; ma si dà solitamente per scontato, sebbene non abbiamo alcun mezzo per provare la verità di tale assunto, che vi sono certi limiti che ciascuna specie non può travalicare in nessuna circostanza e in qualsiasi lasso di tempo»[2].

Ancor oggi gli evoluzionisti non hanno affrontato in maniera adeguata questo lampante punto debole. Analogamente, Darwin non sapeva nulla della complessità della cellula, o su cosa avrebbe potuto innescare la variazione richiesta perché avesse luogo l’evoluzione. Persino Thomas Huxley, il devoto difensore di Darwin, gli scrisse criticando la mancanza di un ben identificabile meccanismo evolutivo. Per tutta risposta, Darwin gli scrisse a sua volta il giorno dopo la pubblicazione dell’Origine delle specie, confidandogli: «Hai acutamente toccato un punto, che è stato per me causa di grande preoccupazione; se, come debbo pensare, le condizioni esterne producono un modesto effetto diretto, che diavolo determina mai ciascuna variazione particolare?»[3].

Puntualizza Jim McCullough: «Quando certe persone vengono a sapere che Darwin non poté né identificare un meccanismo che spiegasse l’evoluzione, né fornire alcun esempio di macroevoluzione, presuppongono che la risposta a queste carenze di fondo sia stata fornita nel corso del XX secolo, quando si dichiarò che le mutazioni costituivano il meccanismo su cui l’evoluzione si basava. Ma ciò è errato. Come si spiegherà in seguito, non solo i presunti esempi di evoluzione darwiniana non reggono ad una analisi attenta ma, in virtù dei principi consolidati della teoria dell’informazione e dell’entropia genetica, la macroevoluzione non può aver luogo. È un’impossibilità genetica. Il darwinismo è una teoria infondata e, in conformità al principio noto come rasoio di Occam, ci sono processi osservabili molto più semplici che spiegano meglio la diversità delle specie».

[…] i razionalisti e i teologi ribelli si servirono dell’Origine delle specie per argomentare che la scienza naturale aveva confermato le ipotesi uniformitariste di Cartesio, mostrando che la Genesi era una favola o una mera allegoria. Sottolinearono anche la rapida conversione delle élite accademiche al vangelo darwinista, ignorando al contempo il fatto che in realtà il loro rifiuto dello schema creazione-provvidenza non era basato su dati scientifici consolidati  ma, al contrario, era prodotto dall’azione del razionalismo e del gradualismo, i quali costituivano parte integrante della versione cartesiano-darwinista che stava diventando dominante nell’ambito della filosofia e della scienza insinuandosi in profondità anche nel campo della teologia.


[1] Francis Darwin, Editor, The Life and Letters of Charles Darwin, Vol. II, New York: Basic Books, Inc., 1959, p. 2.

[2] Charles Lyell, The Geological Evidences of the Antiquity of Man with Remarks on Theories of the Origin of Species by Variation (London: John Murray, 1863), p. 411.

[3] The Life and Letters of Charles Darwin, Vol. II, cit., p. 28.

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