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Lo smantellamento dello Stato e le nostre vite

attualità sabino paciolla world economic forum Jun 30, 2023

Sul piano politico, assistiamo a due crisi uguali e contrarie: la più che probabile e imminente dissoluzione di Forza Italia, e quella del Pd e dei 5 Stelle sul fronte opposto.

La causa di morte del primo è la dipartita di Silvio Berlusconi, e il limite del leader di non aver individuato e fatto crescere una leadership che ne prendesse il posto.

La Lega, ancora guidata da Matteo Salvini, soffoca in contraddizioni insanabili che sempre affliggono chi costruisce la propria esistenza e visione politica sul concetto di opposizione ad oltranza e su battaglie particolari.

Lo stesso consenso di cui gode la premier Meloni e Fratelli d’Italia è puro voto di protesta, per definizione aleatorio. Il partito della Meloni sembra l’unica compagine ad esserne consapevole, ma da qui ad avere delle “ricette” il salto è molto, forse troppo, ampio. Probabilmente pensavano di mediare fra le promesse elettorali e l’agenda liberal dettata dall’imbambolato deep-state a stelle e strisce, salvando capra e cavoli, accorgendosi troppo tardi che l’agenda non ammette deroghe: il padrone pretende obbedienza cieca e assoluta.

I 5 Stelle si sono contraddetti infinite volte, compiendo virate e contro-virate a ripetizione, dimostrando di avere idee fluide e inconsistenti, oltre un’evidente crisi di leadership. Il Pd non sta meglio: l’anomalia Schlein sta causando un’emorragia di parlamentari che abbandonano il partito, e un violento spostamento su temi sempre più particolari e lontani dall’eredità storica e politica, per compiacere un gruppo ristretto di individui benestanti, decrepiti, malati di sindrome del giardinaggio e terrorizzati dal popolo: è davvero il partito delle ZTL.

Sul piano istituzionale pesano le politiche europee finanziarie, coi vari PNRR, MES e rialzo dei tassi da parte della BCE, ma soprattutto politiche univoche e dissennate: la campagna vaccinale – un tonfo clamoroso – l’iniquo Green-Pass, l’adesione servile alle politiche belliche anti-Russia messe in campo da Stati Uniti e Nato, alle quali aggiungere una sostanziale, tragica impotenza nel porre rimedio allo sfacelo socio-economico in atto. Non solo non viene fatto ciò che keynesianamente servirebbe, ma quasi sempre si fa il contrario di ciò che serve aggravando la situazione, con pervicacia stolidamente diabolica.

L’opposizione extra-parlamentare è frammentata, poco o nulla organizzata, reduce da una sonora sconfitta – il mancato superamento della soglia di sbarramento del 3% per l’ingresso in parlamento – e da sospetti e timori viziosamente circolari: l’idea che ci siano dei fiancheggiatori del sistema travestiti da oppositori, i famosi gate-keepers, nonché appetiti personali non meno miopi dell’assenza di diottrie che si dichiara di combattere.

Le affermazioni schizoidi sulla libertà e sulla democrazia giunte dalle più alte cariche dello Stato che fanno a bottigliate in faccia con i provvedimenti adottati, le emergenze a getto continuo, i disastri come l’alluvione in Emilia-Romagna malamente gabellati come calamità imprevedibili dovute ai cambiamenti climatici, nonché una cronica astensione elettorale che ha superato il livello di guardia, devono indurre a considerare l’ipotesi che la fiducia nella politica e nelle istituzioni siano ai minimi termini. Senza girarci intorno, mentre ci si riempie la bocca di democrazia, libertà e valori, il popolo viene bellamente ignorato e vilipeso.

Questa è una pessima notizia: non si governa contro il popolo. Lo si può ingannare per un tempo limitato, lo si può circuire con artifici e astuzie nascoste, ma non si può governargli apertamente contro, raccontandogli che finire in miseria o addirittura crepare sono cose buone e desiderabili. Istituzioni e partiti così squalificati non possono che cedere di schianto. Non saprei dire quando perché non ho la palla di vetro, ma è certo che crolleranno come un castello di carte.

Il che va esattamente nella direzione auspicata dal World Economic Forum, dall’Oms e altre strutture a chiarissima vocazione globalista. I piccoli Stewie Griffin – l’infante psicopatico di Family Guy – che coltivano sin dalla più tenera età il sogno di governare il mondo, e qualche incidente nello sviluppo ha cristallizzato in questa mira fanatica. Coi malati da manicomio si ragiona male: in genere, finiscono sedati in camicia di forza, a consumare i loro giorni dentro stanze imbottite.

Leggermente meglio potrebbe andare con chi ha scambiato questa conclamata patologia mentale con intelligenza sopraffina unita ad ampiezza di vedute e afflato filantropico, ma anche in questo caso bisogna impegnarsi. Bisogna che i fedeli più ligi ai diktat prendano contatto col fatto di essere stati ingannati su tutto – tutto – e la piantino di reggere il sacco a questi minus habentes.

Tornando al tema. Stati indeboliti dalle contraddizioni e dagli indecenti tradimenti dell’ordine vigente, partiti senza una visione politica che non sia incardinata in continue baruffe da pollaio, animati per giunta da rappresentanti più che mediocri, sono una manna per gli alfieri del Nuovo Ordine Mondiale.

Nuovo Ordine Mondiale che, ricordiamo ancora una volta agli increduli, è ben lungi dall’essere una teoria complottista: si tratta di un progetto pubblico, nero su bianco, al quale ogni “cambiamento” – dall’inflazione a due cifre, alla moneta digitale programmabile, al green pass, alla transizione verde e digitale, all’impiego massiccio dell’intelligenza artificiale, alle blatte nel piatto – concorre.

Anche le istituzioni religiose, a partire dalla Chiesa Cattolica, sembrano fare a gara a chi più e meglio si spalma ai piedi dell’agenda sui temi in questione. Mai che il clero reggente esprima una posizione dissonante o critica, mai che indichi qualcos’altro, mai che si attenga umilmente al proprio mandato: perfino sulla guerra e la catastrofe che incombe minacciosa sulle nostre teste, non profferisce nulla più che vaghi e sentimentali richiami a fare i buoni, come i dolci natalizi di una nota azienda.

Il risultato è che persino un giullare come Zelensky si permette di sbertucciare il papa che tenta una mediazione, affermando volgarmente di infischiarsene. Per un cattolico – perfino un pessimo cattolico quale il sottoscritto, per giunta fortemente critico con questo pontificato – è uno spettacolo di umiliazione e desolazione sconfinate.

La buona notizia è che il Nuovo Ordine Mondiale e i suoi alfieri – non faccio i nomi di pupari e pupazzetti, ognuno riempia le caselle a piacimento – non gode affatto di buona salute. La mediocrità è un virus spietato e dilagante. Si tratta di figure che rimbalzano come palline di un flipper fra il demente, l’infantile e l’incapace.

Naturalmente a queste apprezzabili qualità ne aggiungono una supplementare e perniciosa: la perseveranza. L’imbecille è capace di tenacia e resilienza sconosciute alla persona appena intelligente. In altre parole: hanno fallito e combinato disastri, ma non molleranno facilmente il colpo. Anche perché ci sono brillanti carriere e munifici emolumenti in ballo, e forse la stessa vita. Per chi non crede nell’aldilà perdere la vita, o viverne una di stenti, è un problema mica da ridere.

È possibile che a fregarli sia la fissità dello schema che impongono: la paura, la mancanza di alternative, l’indubitabile successo che hanno avuto in tutte le campagne propagandistiche messe in campo, tutte fondate sulla fiducia e la dabbenaggine delle persone, lasciate a bagno per decenni in una gaudente ignoranza.

Saranno la disponibilità quasi infinita di mezzi finanziari e la fiducia nel tornado di stupidità che hanno scatenato a trarli in inganno, la coazione a ripetere le stesse manipolazioni all’infinito, come se le condizioni date fossero costanti, come se la gente non si annoiasse mai. Sono robotici nell’esecuzione del piano. Stupidi come le macchinazioni che studiano. E per questo falliranno, non senza aver avvelenato i pozzi, in mezzo ad una distruzione senza pari.

L’altra cattiva notizia è che non sappiamo né se abbiamo tempo, né quanto tempo abbiamo. Per troppi anni ci siamo cullati nella menzogna, perché tutto sommato le cose andavano benino. Sempre leggermente peggio, ma benino. Abbiamo massacrato mezzo milione di bambini iracheni? E dove sarebbe precisamente l’Iraq? Abbiamo bombardato una capitale europea come Belgrado? Ma c’era Milosevic che era brutto e cattivo. Il vaccino non ha funzionato, qualcuno ci ha lasciato le penne? Chi poteva immaginarlo… E via raccontandosela.

Che poi diciamocelo: svegliarsi tardi e fare la guerra al sistema è dura. Procura un sacco di grattacapi, aliena gli amici, espone a contraddizioni (dov’eri quando…?), spesso riduce sul lastrico. Non è il massimo, specie per chi tiene famiglia.

Ma bisogna combattere, e combattere duramente, rischiando anche la vita se necessario. Bisogna farlo per quel piccolo fuoco di speranza che ancora arde. Non perché questo ci verrà mai riconosciuto dagli uomini, ma per essere graditi a Dio, o almeno obbedire alla propria natura. La libertà esige innanzitutto questo: obbedienza, la stretta osservanza di ciò che non possiamo cambiare. L’umanità, con tutte le sue imperfezioni, esige questo: obbedienza alla propria natura.

Se queste cose sembrano tonitruanti e retoriche, bisogna allora combattere per una ragione molto più piatta e terragnola: l’alternativa è peggio. Lasciar loro creare il paradiso in terra significa spalancare le porte dell’inferno, qui ed ora.

Non per la gloria, né per il potere o il denaro, ma perché siamo uomini, e da uomini vogliamo morire. Soprattutto, da uomini vogliamo vivere ogni istante di questa insostituibile vita. Pochi o tanti che questi istanti siano non possiamo saperlo, dunque non è un problema nostro.

E se dovessimo farci vincere dalla disperazione più umana e comprensibile, ecco: anche la disperazione è un’arma potente, purché rivolta contro i veri responsabili di questa distruzione del vero, del buono, del bello e del giusto. È dalla disperazione e dal caos che rinascono istituzioni solide e regole giuste. La storia insegna questo.