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Le dinamiche della setta religiosa

davide lovat Apr 27, 2023

La storia ci racconta di moltissime sette riuscite, con i loro credo, a plasmare la mente di tante persone. Persone anche con un alto livello sociale, una buona cultura e prive di disturbi mentali. Allora viene da chiedersi: «Come può succedere?».
Innanzitutto va precisato cosa sia una setta, dandone una definizione: la setta è un sistema relazionale basato sulla dipendenza dal leader e dal gruppo. In particolar modo è la figura carismatica del leader - santone, guru, profeta, o semplice intellettuale che sia - a giocare un ruolo fondamentale nella costituzione e nello sviluppo dell'attività della setta.

     

Ma quali sono i motivi per cui le persone seguono, spesso incondizionatamente e acriticamente, il leader? La risposta si trova nelle caratteristiche del leader stesso, una persona dalla personalità narcisistica e manipolatoria, che vanta veri o presunti successi personali e che si autodefinisce con esibita sicurezza; una persona che dedica molto tempo a costruire e curare la propria immagine sociale e sicuramente un bravo oratore. Il leader ha il potere assoluto nel gruppo, definisce scopi e ruoli e assegna premi e punizioni, con l’obiettivo di mantenere un equilibrio ed una forte coesione nel gruppo. La convinzione degli adepti di essere parte di un gruppo viene usata dal leader per dividere il giusto dal non giusto e per dare senso al mondo. Le differenze tra il gruppo e il resto del mondo vengono esagerate, mentre la somiglianza tra i membri è enfatizzata, viene promosso il conformismo. Questo crea quindi una netta distinzione fra chi è dentro il gruppo (i perfetti) e chi è fuori (gli eretici corrotti). Ogni membro per raggiungere il risultato desiderato (salvezza spirituale, successo promesso o altro) non deve far altro che comportarsi secondo le regole del gruppo e rimanervi dentro. Un comportamento diverso è considerato inaccettabile, per questo molto spesso è difficile uscire dal “mondo dei perfetti” costruito e tornare nel "pericoloso mondo dei corrotti". Per non far allontanare gli adepti, spesso si fa leva sull’emozione della paura: di tornare ad un prima che non era soddisfacente e dove vi erano dei problemi sociali, economici, di salute fisica o spirituale. Il pensiero critico del singolo viene quindi offuscato e sostituito dal pensiero del leader, diffuso e perpetrato nel gruppo, con particolare forza da parte dei collaboratori più stretti che il leader avrà elevato al rango di sorveglianti e portavoce, uomini di fiducia, organizzatori pratici aventi anche lo scopo di fare da filtro tra gli adepti e lui.

Inoltre, le sette esercitano un enorme controllo sui propri seguaci dato dalla somma delle seguenti tipologie di controllo:

• Controllo del comportamento

• Controllo del pensiero

• Controllo delle emozioni

• Controllo delle informazioni.

Qualcuno direbbe «arrivati ad un certo punto, come è possibile non accorgersi che qualcosa non va? ». Se la persona dentro la setta ad un certo punto mettesse in dubbio un compito assegnato, sarebbe costretto forse a mettere in discussione ciò che c’è a monte, creando un disagio insopportabile (“Teoria della dissonanza cognitiva”; Festinger, 1957: “un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro incoerenti, si trova in una situazione emotiva insoddisfacente”), così tutto viene razionalizzato e giustificato per ristabilire l’equilibrio psicologico. La creazione di riti, linguaggi, stili di vita caratteristici (diete, modi di vestire), simboli e loghi, che appartengono solo alla setta e che li distingue, ha un ruolo persuasivo molto forte; il tutto acquista un senso, un significato se ricondotto alle nuove credenze. Vengono proposte continue attività da fare, che distraggono da un potenziale pensiero personale di dubbio. Un potente processo di autopersuasione, infine, si attiva quando gli adepti sono invitati a diffondere il credo per cercare nuovi membri. Nel momento in cui la persona deve convincere dell’importanza del far parte di quella setta un altro, deve convincere prima se stesso.

Benché abbiamo detto sopra che alle sette aderiscono anche persone apparentemente equilibrate, vi sono comunque delle variabili psicologiche ricorrenti nelle persone che entrano in una setta:

• L’appartenenza ad un gruppo (la setta) genera volutamente negli adepti la convinzione di essere importanti e contrasta la loro sensazione di inadeguatezza sociale.

• Il carisma del capo bilancia l’insicurezza dei soggetti che entrano nella setta.

• La credenza del gruppo riduce l’ansia (es. della morte, della malattia).

• L’appartenenza al gruppo e il confronto pilotato aumentano l’autostima.

• La setta soddisfa bisogni di dipendenza e sottomissione da parte di soggetti con determinati profili di personalità.

• Il gruppo fornisce l’opportunità di creare relazioni interpersonali per soggetti con difficoltà relazionali.

• I membri possono arrivare da vissuti di solitudine e storie di disgregazione familiare e sentirsi parte di una “famiglia” nella setta.

Detto ciò, possiamo ritenere di aver definito i tratti comuni essenziali a tutte le sette, proliferanti soprattutto in ambito religioso e spirituale. Rimane l'ultima classificazione, anche se non mancano le sette che contengono in esse tutti gli elementi che ora descriveremo.

Di solito nasce una setta religiosa come allontanamento dall'ortodossia di una fede religiosa o spirituale largamente condivisa (cristianesimo, islam, buddhismo), o per i contenuti dottrinali o per la pratica cultuale. Tale allontanamento viene giustificato come il volersi discostare da chi cede (tutti gli altri, ovviamente) sulla piena adesione alla verità e quindi la nascita della setta viene proposta come la costituzione di un gruppo di purissimi, gli unici a conservare ancora la verità originaria dal punto di vista teologico e liturgico. Altre volte, la setta nasce attorno all'idea del leader di essere il solo esegeta capace di interpretare correttamente il corpo dottrinale della religione d'origine, con la conseguenza che egli proporrà nel tempo la sua visione complessiva come la sola vera (ciò è accaduto centinaia di volte nella Storia del Cristianesimo, senza scomodare i grandi scismi), e soprattutto il leader della setta disconoscerà più o meno apertamente l'autorità della gerarchia e del clero ufficiale, ergendo se stesso a giudice dell'ortodossia e i suoi portavoce - solitamente persone prive di qualsiasi curriculum teologico, ma abituati a ripetere i concetti del leader - ad amplificatori in prima persona del suo pensiero. Così si formano sette di fedeli convinti di non aver cambiato fede, ma di essere i soli puri, benché un'analisi più approfondita dei contenuti proposti dimostri incontrovertibilmente che il passare del tempo porta il leader carismatico, e con lui tutta la setta, a convincersi sempre più del suo ruolo di "guru illuminato" e a ripetere gli errori dottrinali già compiuti in passato da altri aggiungendone, se possibile, di nuovi.

Cose viste e riviste che, rimanendo in ambito cristiano cattolico e apostolico, hanno come antidoto la vita sacramentale piena e costante, unita allo studio e alla formazione culturale in spirito di umiltà, senza mai far mancare l'esercizio della carità pratica, ciascuno nel modo che è consono alle sue caratteristiche. E, da ricordare sempre, tutto si fa in vista di INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO per non scadere nel farisaismo legalista, da un lato, o nella filantropia autoreferenziale dall'altro lato.