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La dolce conquista: l’Europa si arrende all’Islam / Parte seconda

fabio trevisan islam osservatorio van thuan Aug 31, 2023

Bruxelles: la casa dei Fratelli Musulmani

In questo capitolo riguardante la penetrazione islamica nel Belgio, Giulio Meotti ha posto l’accento sulla figura emblematica di Philippe Moureaux, professore di Filosofia all’Università di Liegi, ministro, senatore, vicepremier nel governo Martens, sindaco socialista di Molenbeek, che ha dato il nome alla legge del 1981 per contrastare il razzismo e la xenofobia in difesa degli immigrati, in gran parte islamici. Non a caso Moureaux si è sposato in seconde nozze con una musulmana tunisina ed ha sempre attinto il suo bacino elettorale con presentazioni politiche nelle moschee. Figura emblematica, in quanto fautore del meticciato culturale e del multiculturalismo. Ancora una volta i dati esposti nel volume di Meotti sono eloquenti: Bruxelles è per il 30% islamica, quasi la metà di tutti i nascituri in Belgio provengono dall’estero. Alexandre Del Valle, saggista e editorialista francese, ha analizzato in tanti saggi la strategia della conquista islamica e le forze occidentali che ne hanno permesso la penetrazione: “Gli islamisti radicali…sostengono sempre la Sinistra perché sanno che la Sinistra vuole aprire le porte, fare lo jus soli, accogliere gli immigrati musulmani per farne una forza neo-proletaria e una base elettorale crescente”. Il fallimento del multiculturalismo in Belgio è evidente ed è riscontrato da Meotti attraverso altri significativi indicatori, sottolineati nell’intervista allo storico belga David Engels, presidente della “Oswald Spengler Society”, il quale afferma: “Il Belgio non è riuscito a sviluppare una corretta identità culturale o nazionale: è profondamente influenzato dall’islamizzazione; l’élite politica è fortemente influenzata dalle reti massoniche…i valori cristiani sono sistematicamente banditi dalla legislazione e dalla società”. Proprio nei palazzi del potere europeo, come ha evidenziato l’autore, si è imposto il multiculturalismo islamofilo; la Commissione Europea ha finanziato le ong legate all’Islam, in particolare ai Fratelli Musulmani, basti pensare che alla guida della “Rete europea contro il razzismo” c’è la figlia del fondatore del braccio tunisino dei Fratelli Musulmani. Gli stessi Ecologisti sono a favore delle richieste islamiche. Qualcuno ha detto che l’islamismo è un iceberg verso il quale le élite europee si stanno dirigendo ad alta velocità e dal 2014, altro dato importante, il Consiglio d’Europa organizza la “Giornata europea contro l’islamofobia”, finanziando addirittura il “Rapporto annuale sull’islamofobia”. Per non farsi mancare niente, a Bruxelles è stata ospitata una mostra finanziata dell’Unione Europea, dal titolo: “L’Islam, la nostra storia!”.

Mosca: terza Roma o seconda Mecca?

Nell’introduzione del capitolo, Meotti rammenta una frase tratta dal Diario di uno scrittore di Dostoevskij: “Il fanatismo dell’Islam si getterà ancora una volta contro l’Europa”. Persino la Russia non è esente dalla penetrazione islamica, se, come ricorda l’autore, in vent’anni in Russia sono state costruite 8000 moschee. Seppur, come ricorda giustamente l’autore, l’identità nazionale russa si fonda sul rifiuto del “giogo tataro” dei musulmani mongoli che, dal 1236 al 1480, fecero pagare un tributo ai principi cristiani di Mosca e sul fatto che gli zar si opposero tenacemente all’avanzata asiatica musulmana e al sultanato ottomano, la Russia, come ha esplicitato inequivocabilmente “Russia Today”: “Entro il 2040 sarà un Paese musulmano, se non cambia nulla”. La paura dell’Islam è sempre stata caratteristica fondamentale della storia russa, basti pensare alla Cecenia, soccorsa dalla Turchia e dall’Iran. Meotti, avvalendosi di dati statistici cui porre fiducia, come il Rapporto della Jamestown Foundation, suona un campanello d’allarme di ciò che i numeri stanno dicendo: “Dati i cambiamenti demografici, entro il 2050 i musulmani rappresenteranno tra un terzo e la metà della popolazione russa”. Ben 7 delle 22 repubbliche russe sono già islamiche e bisognerebbe considerare e valutare, anche dal punto di vista geopolitico, come la Russia possa essere ancora un cuscinetto tra l’Occidente e l’Oriente musulmano. Come ha ribadito Alexander Maistrovoy, saggista e giornalista, nell’intervista concessa a Giulio Meotti: “Se la Russia sarà tagliata fuori dall’Occidente, diventerà completamente dipendente dalla Cina e, a sua volta, l’Islam cullerà il sogno di realizzare un unico califfato…La Russia avrebbe potuto e avrebbe dovuto diventare un alleato della cristianità occidentale nella lotta contro l’Islam”. Non a caso l’ISIS esulta e afferma: “La guerra ucraina è l’autodistruzione dei crociati, i nemici dell’Islam, e Allah sarà l’unico vincitore che emergerà dalle rovine di questa tragedia”.

Londra: “Più islamica di tante città del Medio Oriente”

Tanto si è sentito parlare in Italia di Asia Bibi, la contadina cattolica pakistana, madre di due figli, condannata a morte per blasfemia contro l’Islam, a cui fu negato l’asilo politico nel Regno Unito. Tale divieto di asilo fu, secondo Wilson Chowdhry, presidente dell’Associazione cristiana pachistana inglese: “Dovuto al governo del Regno Unito che temeva problemi di sicurezza e disordini anche nelle ambasciate britanniche”. Si spiega così l’assassinio di Sir David Amess, cattolico, padre di cinque figli, euroscettico, pro-life, nella chiesa metodista di Belfairs in Inghilterra. Tale assassinio perpetrato da un terrorista islamico di origine somala si collega a quello già riferito in Francia di Padre Jacques Hamel in Normandia, così come la strage alla basilica di Nizza, l’attentato alla cattedrale di Notre-Dame a Parigi, quello al mercatino di Natale a Strasburgo, solo per citarne alcuni. Giulio Meotti parla espressamente di “codardia dell’establishment” che non vuole rendersi conto della situazione (metà delle moschee britanniche sotto il controllo dei Talebani, l’artista Grayson Perry costretto all’autocensura, sollecitazioni a mandare al macero il libro di Julie Burchill e a sopprimere dal cartellone teatrale per timore di rappresaglie il Tamerlano di Cristopher Marlowe, soltanto per fare alcuni esempi). All’ombra di tutti questi atti di vigliaccheria un fiume di denaro, come ha ben documentato l’autore: “La London School of Economics ha ricevuto milioni di sterline dalla Fondazione degli Emirati Arabi, così come le università inglesi”. Come riporta nel libro l’autore, l’ex capo della missione militare inglese in Afghanistan, Lord Dannatt ha sentenziato: “I Talebani hanno sconfitto l’Occidente”. Anche qui i numeri sono eloquenti: il 15% di Londra è musulmana, il 20% Manchester, il 27% Birmingham. Il compianto filosofo Roger Scruton l’aveva scritto: “Stiamo perdendo la nostra fede cristiana, la nostra cultura, e una nuova fede la sta soppiantando, l’islam”. Anche Robert Redeker, filosofo, saggista è costretto a nascondersi dal 2006 per una fatwa islamica e così ha riferito nell’intervista a Meotti: “Non è solo l’Islam a sfidare l’Europa, c’è anche il wokismo, proveniente dagli Stati Uniti…l’islamizzazione dello spazio pubblico non può essere accettata, è un tradimento della civiltà europea…tra gli “utili idioti” che hanno stretto un’alleanza con l’islam politico c’è una parte della sinistra”.

Malmoe: dove inizia il futuro

Come riporta Giulio Meotti nel libro: “La Ummah islamica prospera attraverso le frontiere aperte in Europa”. Tale constatazione è stata avallata dal primo ministro svedese Magdalena Andersson: “La politica svedese di integrazione degli immigrati è fallita, portando a società parallele e alla violenza tra bande”. In molte periferie svedesi la criminalità ha preso il controllo, tanto che l’autore, in forza delle numerose testimonianze raccolte, ha potuto dire che la strada per l’inferno è davvero lastricata di buone intenzioni multiculturali. Nell’intervista a Srda Trifkovic, autore de: La spada del Profeta, egli ha condensato in poche parole quanto espresso da William Muir (1819-1905), il più grande orientalista di tutti i tempi: “La spada di Maometto e il Corano sono i nemici più fatali di civiltà, libertà e verità che il mondo abbia conosciuto”. Come espresso liberamente da Trifkovic: “Il rifiuto dell’élite dominante di proteggere l’Europa dalla conquista islamica è il più grande tradimento nella storia del mondo…L’ostacolo principale alla sopravvivenza è spirituale. L’attuale forza tecnologica e finanziaria dell’Europa è una facciata. Nasconde una sottostante debolezza morale e demografica”. Alcuni precisi dati dell’autore dovrebbero inquietarci: il 30% della popolazione svedese evita la metropolitana per timore di aggressioni; in sei anni 829 attacchi contro chiese cristiane; i Fratelli Musulmani sono riusciti a penetrare nelle istituzioni e nei partiti politici della sinistra e dei Verdi in Svezia; gli autisti di ambulanze e dei vigili del fuoco devono attendere la scorta della polizia per entrare in alcuni quartieri svedesi; il passaggio di un intero popolo, quello svedese, dal cristianesimo all’ateismo. Una società, quella svedese, post-cristiana, in cui il cristianesimo (ridotto all’1% di praticanti) non ha una dimensione pubblica né tantomeno una dottrina sociale. Di tale inconsistenza ha riferito l’autore, citando il vescovo di Stoccolma Eva Brunne, che ha ordinato che le chiese rimuovano il crocifisso e installino uno spazio di preghiera per i musulmani.

Amsterdam: via Maometto dall’Inferno di Dante

Anche nei Paesi Bassi, attesta l’autore, si è sviluppata una società parallela islamica. Ad affermare che nelle moschee si insegna l’odio è la fondatrice di Femmes for Freedom, la pachistana Shirin Musa, una delle più famose attiviste per i diritti delle donne nel mondo islamico. Non solo è naufragato il multiculturalismo come in tante altre parti d’Europa, ma si è imposto il “multi legalismo” (poligamia, matrimonio infantile, ecc.). Una nuova traduzione della Divina Commedia di Dante ha rimosso Maometto dall’Inferno. A colloquio con Bruce Bawer, autore del best seller While Europe slept, alla domanda di Giulio Meotti su quanto l’Islam sia compatibile con l’Europa, ecco cosa rispose Bawer: “Libertà e Islam sono incompatibili, uguaglianza e Islam sono incompatibili…a causa della natura stessa dell’Islam-la combattività, la spinta alla conquista-…”. Anche l’omosessuale libertario, morto assassinato, Pim Fortuyn scriveva queste cose nel libro: “Contro l’islamizzazione della nostra cultura”. Ricorda Meotti che Pim amava le libertà consegnateci dalla tradizione giudeo-cristiana e, in particolar modo, l’Italia, dov’è sepolto. In Olanda i dati sono, ancora una volta, estremamente significativi: 50 anni fa c’erano quasi 3 milioni di cattolici, nel 2016 173.000! Venduta la cattedrale di santa Caterina a Utrecht, dove dal 1853 venivano consacrati tutti i sacerdoti d’Olanda. Molte chiese sono state convertite in moschee. Da questo punto di vista, come ben espresso dall’autore, l’Olanda è la testa di ponte in Europa di una massiccia scristianizzazione.

Costa Concordia o Titanic?

Nelle Conclusioni del libro, spicca un’intervista a Michel Onfray, filosofo francese ateo, che nel massiccio volume Decadence (500 pagine) cerca di spiegare le cause di questa decadenza: “Quello che stiamo vivendo si chiama semplicemente nichilismo dove la sinistra ideologica lavora a questa Grande Sostituzione…La forza dell’Islam viene dalla debolezza del Cristianesimo, il crollo della bussola giudaico-cristiana porta a un nichilismo, dove uno dei segni è l’odio verso se stessi”. Questo colare a picco che richiama il Titanic o, più recentemente, la Costa Concordia, per l’autore può essere quantomeno frenato attraverso alcune misure: chiudere i confini esterni dell’Unione Europea restringendo il diritto di asilo; selezione l’immigrazione su base culturale e religiosa , inserire il riconoscimento delle radici giudaico-cristiane nell’Unione Europea, fermare il flusso di denaro dalle dittature islamiche, così come fermare la cancel culture, incentivare le politiche demografiche, mettere al bando i simboli dell’Islam politico (burqa, minareti, muezzin. Anche la postfazione di Richard Millet (scrittore libanese-francese), che conclude la ricerca di Giulio Meotti, riprende e sintetizza i temi dell’ampio volume, come ad esempio quello della penetrazione islamica: “Questa cecità europea ha un nome: diritti umani. In nome dei diritti umani, l’Islam si è stabilito in Europa attraverso un multiculturalismo diventato quasi una dottrina di Stato. L’altro nome nel quale riesce a radicarsi è attraverso l’economia…il cristianesimo orientale è il grande sconfitto…il velo islamico non è solo sul capo delle donne musulmane ma copre anche gli occhi degli ingenui che guardano all’uomo prima che al musulmano…la Commissione Europea lavora apertamente per estirpare ogni traccia del cristianesimo ufficiale, in nome della “tolleranza”, del “multiculturalismo”. Conclude Millet la sua lucida disamina con una frase eclatante che dovrebbe essere maggiormente sottolineata: “Il multiculturalismo…cresce sulle rovine del cattolicesimo. L’Islam lavora insieme al “woke”, all’ideologia LGBT e pure con la politica sanitaria globale introdotta dal COVID 19”.

[2/2 – fine].