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La dolce conquista: l’Europa si arrende all’Islam / Parte prima

attualità fabio trevisan islam osservatorio van thuan Aug 30, 2023

Con questo ponderoso volume: “La dolce conquista” (Edizioni Cantagalli, 2023, pagine 447, € 22,00), Giulio Meotti, scrittore e giornalista de Il Foglio,ha illustrato in nove densi capitoli, corredati di una quarantina di interviste a personaggi di assoluto rilievo nel panorama culturale mondiale (che vanno da Robert Redeker ad Alain Finkielkraut, da Rémi Brague ad Annie Laurent, soltanto per citarne qualcuno), quanto espresso nell’eloquente sottotitolo: “L’Europa si arrende all’Islam”.  Come sottolineato nella prefazione di Boualem Sansal, scrittore algerino attivo da più di trent’anni nella denuncia del fondamentalismo islamico, l’Islam ha una vocazione universale, le cui élite costituiscono una fratellanza planetaria molto più potente di tutte le altre fratellanze umane messe insieme… e tanto più allarga i suoi tentacoli quanto più la vecchia Europa prosegue nel suo declino. Il libro inizia da un importante rilevamento risalente al novembre 2001 in Svizzera, dove nella villa di un banchiere egiziano appartenente alla Fratellanza Musulmana si ritrovò un documento considerevole, denominato Il Progetto, in cui veniva esposto il disegno strategico di stabilire il regno di Allah in tutto il mondo.

Roma: la moschea saudita

Sulla prima pietra della moschea di Roma, in lettere latine e arabe, sta scritta la data: 11 dicembre 1984. Per Paolo Portoghesi, progettista del grande complesso islamico, la posa di quella prima pietra è espressione concreta della cultura della pace, così come per il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, la moschea è un fatto che si inquadra in una evoluzione positiva moderna dell’Italia e di Roma. Soltanto Giovanni Paolo II, come ricorda Meotti, suonò una nota discorde: “…Spero vivamente sia riconosciuto in ogni angolo del mondo il diritto di tutti i cristiani e di tutti i credenti di esprimere la propria fede”. L’autore, collegando i fatti specifici e ben documentati alle testimonianze vive di illustri personaggi della cultura mondiale, come ad esempio Mordechai Kedar, figura di rilievo dell’Intelligence dell’Idf, l’esercito israeliano, afferma che dopo aver conquistato la Chiesa orientale di Costantinopoli nel 1453 ora l’Islam stia procedendo alla conquista di Roma. La natura della Jihad non è solo militare, ma anche e soprattutto economica (con gli ingenti finanziamenti provenienti dal Qatar, dall’Arabia Saudita, dalla Turchia), oltre che mediatica (ad esempio il colosso Al Jazeera) e quella legata all’immigrazione. In questo Progetto di conquista islamica giocano un ruolo fondamentale la demografia, il multiculturalismo, la predicazione e il terrore. Come ebbe a dire una trentina d’anni fa Bernard Lewis, grande islamologo e arabista del Novecento, è in atto una terza invasione islamica dell’Europa in cui l’Europa sarà islamica alla fine del secolo. Il primo capitolo si conclude con una significativa citazione dello storico inglese Arnold Toynbee: “Le civiltà non si uccidono, si suicidano”.

Madrid: la Reconquista

Meotti espone nel libro, seppur con qualche ripetizione, una serie di dati statistici e storici di assoluto rilievo, come ad esempio quello secondo cui l’islamizzazione diventa irreversibile quando la popolazione musulmana raggiunge il 20 per cento, quantità già raggiunta e superata in alcune città dell’Inghilterra, della Francia, del Belgio e dell’Olanda. Sono numerosi e ben documentati gli studi citati nel volume che attestano come la dolce conquista islamica stia avvenendo, sotto lo sguardo complice dell’oligarchia politica e mediatica europea. Come espresso nell’intervista ad Alexandre Goodarzy, scrittore e professore di storia all’Université Catholique di Angers, nato in Francia da padre iraniano e mamma francese, tenuto in ostaggio in Iraq per circa due mesi: “L’Islam si sta diffondendo in aree dove la Chiesa e lo Stato si sono arresi…I francesi potranno affrontarli e vincere questa guerra di civiltà solo quando capiranno e accetteranno il cristianesimo come elemento fondamentale e inseparabile dell’identità francese”. Tra i tanti considerevoli dati citati dall’autore, non può passare inosservato che l’Arabia Saudita abbia addestrato 25.000 persone all’Università islamica di Medina, con una spesa stimata di 200 miliardi di dollari in trent’anni per creare madrasse, moschee e altre strutture per propagare l’Islam in tanti Paesi europei. Un altro dato incontrovertibile e impressionante è quello della stampa: a Medina oltre cento milioni di copie del Corano in trentanove lingue sono state stampate dal 1985, con l’impiego di ben 1700 persone. La Reconquista spagnola, in conclusione del secondo capitolo, sta ancora una volta nei numeri: nel 1990 i musulmani in Spagna erano 100.000, nel 2017 quasi due milioni con 1400 moschee, il tutto sostenuto da un fiume di denaro proveniente dal Medio Oriente e dal Golfo. Un altro dato che si impone all’attenzione in Spagna è quello del numero dei convertiti all’Islam, spesso persone di sinistra che volevano arrivare a Dio senza passare dalla Chiesa, sovente accusata di collusione con il franchismo. Non a caso nel 1987 Roger Garaudy, filosofo marxista convertito all’Islam, proclamò la necessità per l’Europa di abbracciare l’Islam per ripudiare il materialismo.

Colonia: dai Magi ai muezzin

Considerando che la venerazione dei Re Magi in Germania risale al XII secolo, facendo di Colonia un importante luogo di pellegrinaggio per la conservazione delle loro reliquie, anche la moschea di Colonia e il richiamo alla preghiera del muezzin è stata vista, in particolare dallo scrittore ebreo Ralph Giordano, un primo passo verso l’islamizzazione. Anche ad Aquisgrana (la città di Carlo Magno) il muezzin, come ricorda Meotti, è di casa. I dati parlano chiaro: 27 moschee ad Hannover, Francoforte prima città in cui i tedeschi non sono più maggioranza della popolazione, cancellazione a Berlino dell’Idomeneo di Mozart perché c’era la testa tagliata di Maometto. Il celebre islamologo Bassam Tibi, siriano d’origine, ha scritto sulle pagine della Neue Zurcher Zeitung: “Lo Stato tedesco ha ufficialmente capitolato all’Islam”, suffragato pubblicamente dalle dichiarazioni dell’ex primo ministro turco Necmettin Erbakan: “Gli europei sono malati…Daremo loro la medicina. L’intera Europa diventerà islamica. Conquisteremo Roma”. Lo stesso Erdogan ha affermato: “Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati”. L’autore ha riportato una dichiarazione, a suggello dell’invasione islamica, di un imprenditore turco-tedesco, Vural Oger: “Nel 2100 ci saranno in Germania 35 milioni di turchi, mentre i tedeschi saranno circa 20 milioni. Ciò che il sultano Suleyman iniziò nel 1529 con l’assedio di Vienna, lo realizzeremo attraverso gli abitanti”. Allora si può comprendere, leggendo attentamente questi precisi dati come fa Meotti, come gran parte delle ong che operano nel Mediterraneo siano tedesche e del motivo per cui il sociologo e accademico di origine egiziana, Hamel Abdel-Samad, autore del libro: “Fascismo islamico” sia protetto da dieci anni dalla polizia tedesca per paura delle ritorsioni e vendette islamiche.

Parigi: “Ho ucciso un cane dell’inferno”

A partire dalla testimonianza di Didier Lemaire, professore di filosofia a Trappes, che denunciò l’incendio della sinagoga del 2000 e che, dopo la decapitazione del collega Samuel Paty, lanciò un appello alla resistenza contro la minaccia islamista che gli costò il continuo accompagnamento a scuola da parte degli agenti di polizia, Giulio Meotti ricostruisce in modo dettagliato la penetrazione islamica della Francia. Raccogliendo le testimonianze dirette e gli scritti di autori famosi come Lévi-Strauss, Michel Houellebecq, Jean Daniel, l’autore mostra la disintegrazione di una Francia che si islamizza attraverso alcune tappe significative contrassegnate da sangue e terrore: Attentato a “Charlie Hedbo”. Assassinio di padre Jacques Hemel mentre celebra la Messa. Decapitazione di Samuel Paty. Appello di venti generali francesi a Emanuel Macron. Rivolte nelle banlieu. 3000 moschee sul territorio francese con il finanziamento islamico delle periferie da parte dell’Arabia e del Qatar. Aumento vertiginoso della popolazione musulmana con il raggiungimento del 30% a Marsiglia e Lione. Nonostante che studiosi importanti denuncino la gravità della situazione attraverso libri, ricerche, dati statistici e demografici, la Francia – come rileva Jean-Louis Harouel, insigne storico del diritto- si è lasciata trasformare in un Paese musulmano. Submission, come recita il libro di Houellebecq. L’autore non esita a denunciare il ruolo guida del Consiglio d’Europa, decisamente favorevole all’immigrazione, giustificando così l’espansione islamica in Europa. I dati parlano ancora una volta in modo molto chiaro: mentre una sala di preghiera musulmana viene aperta ogni settimana in Francia, la Chiesa cattolica ha costruito solo 20 nuove chiese in Francia negli ultimi dieci anni. Ha ben ragione quindi a dire Hakim El Karoui, consigliere del presidente Macron sull’Islam: “L’Islam è la prima religione praticata in Francia”. In questo clima di penetrazione nel territorio e sottomissione, persino gli imam moderati come Hassen Chalgoumi possono essere condannati a morte dai fondamentalisti islamici, soprattutto dopo che egli ha sostenuto il divieto di portare il burqa in pubblico, come ha raccontato nell’intervista a Meotti: “Bisogna battersi contro il finanziamento e l’interferenza straniera del Qatar, dell’Arabia Saudita, della Turchia e delle loro ideologie islamiste”. Il Collettivo contro l’islamofobia (un tempo si parlava di Cristianofobia), il Movimento contro il razzismo e per l’amicizia fra i popoli, che avevano condannato ad esempio Oriana Fallaci per il suo libro La rabbia e l’orgoglio, stanno perseguitando altre persone, come il celebre storico francese, studioso di antisemitismo e Medio Oriente, Georges Bensoussan, che ha denunciato l’antisemitismo in Francia da parte delle famiglie arabe.

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Fabio Trevisan