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Il tiranno senza volto – Tra forme democratiche e sostanza liberticida quale umanità?

attualità sabino paciolla salvatore scaglia totalitarismo May 23, 2023

Il 22 Aprile 2023 all’Oasi Cristo Re di Caltanissetta è stato organizzato un evento per riflettere sul futuro dei nostri figli (cf. qui). Durante l’incontro ho svolto questa relazione.

Il Tiranno senza volto è una forma, raffinata, di regime, che si differenzia dai totalitarismi degli anni Trenta e Quaranta, come acutamente osservava il Filosofo Günther Anders. Invero, per soffocare in anticipo ogni rivolta oggi non occorre più essere violenti. I metodi del nazismo sono superati: basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini (cf. dell’autore L’uomo è antiquato, 1956). È il cosiddetto totalitarismo morbido.

Mentre, infatti, i regimi del secolo scorso erano compendiati da un volto, chiaro e identificabile – quello di Hitler, Stalin … – e dunque erano contrastabili, l’odierno Tiranno senza volto è rappresentato da facce apparentemente buone, pacate, che si esprimono a voce bassa, dai tratti gentili, ma che – ad uno sguardo meno superficiale – presentano il male come bene e il bene come male (cf. Isaia 5, 20).

Il Tiranno senza volto, in altri termini, ha le sembianze, la facciata, della democrazia, ma di fatto è una sorta di regime. È senza volto perché in democrazia i volti rappresentativi sono tanti: quelli dei Capi di Stato, dei Premier, dei Presidenti delle Camere legislative, dei Presidenti delle Corti Costituzionali … I volti, insomma, sono così molteplici che è, appunto, come se non ci fosse un volto unitario.

Il Tiranno senza volto fa amplissimo uso della propaganda: di un’informazione a senso unico, martellante, sloganistica, che non ammette il dissenso e che produce nei fatti stigma sociale, al quale, non di rado, cooperano, ancorchè inconsciamente, anche parenti, amici, conoscenti della porta accanto. E, tramite la propaganda, ricorre alla manipolazione delle menti e dei cuori – magari oggi spesso già pronti e disponibili a questa manipolazione – e alla generazione di paure estreme: vere fobie, che tolgono ai singoli lucidità e dunque libertà.

In tale quadro, paradossalmente, le persone credono di essere libere, mentre non lo sono affatto. O credono che gli strumenti forniti loro dal regime siano mezzi di libertà. È, questo, l’effetto più grave del potere di inganno e dell’inganno del potere.

In questo senso il Tiranno senza volto ha pure tratti anticristici, proponendosi come agnello in realtà travestito da lupo (cf. Matteo 7, 15): con l’abito dell’agnello (le forme democratiche) attrae le masse, con il corpo del lupo (la sostanza del regime) le divora.

Non deve quindi sorprendere il fatto che dal Tiranno senza volto i diritti siano non riconosciuti – come nei veri stati liberali -, bensì concessi, paternalisticamente, dall’alto. Non siano pre-esistenti, perché naturalmente propri della persona umana, ma mostrati come creati o sottoposti a notevoli condizioni – che è esattamente ciò che accade nei regimi -.

Così è ben possibile che persino la Chiesa proclami che ‘dobbiamo ubbidire all’autorità’ (cf. Francesco, Angelus dell’8 Dicembre 2020) e, tradendo l’approccio veritativo di Pietro, per il quale è preferibile ubbidire a Dio (cf. Atti degli Apostoli 5, 29), si genufletta agli uomini, dimenticando la sua nativa indipendenza e sovranità (cf. Costituzione italiana, art. 7) e realizzando una saldatura con lo Stato. In questo senso il Tiranno senza volto quasi non permette più di distinguere tra le cose della società temporale – lo Stato, appunto – e quelle spirituali – di Dio e della Chiesa – (cf. Matteo 22, 21): Cesare e Dio sembrano un tutt’uno.

Alla stregua di siffatte, complessive, riflessioni alcuni spunti possono far riscontrare quanto detto in generale nel concreto, nel particolare della nostra epoca.

Negli ultimi anni, in Italia, a fronte di un sistema formalmente democratico e funzionante in qualche modo secondo i riti democratici (i partiti hanno appoggiato, in nome dell’emergenza Covid, in Parlamento, tre Governi, anche se nell’ultimo, quello capeggiato da Mario Draghi, l’opposizione era pressochè inesistente) si è registrata una sostanziale identificazione tra Governo e Parlamento. Un Esecutivo, dunque, senza controllo.

La propaganda politico-mediatica ha gettato le fondamenta: un virus ingigantito (dalla letalità assai bassa); la sua cura, nota già dalla primavera del 2020, di fatto vietata; e dunque la prospettazione dei vaccini come necessari. “Vaccini”, che, già per la loro qualificazione abilmente usata, inducono alla vaccinazione benchè tuttora sperimentali, ben poco efficaci e addirittura dannosi, com’è emerso almeno dalla fine del 2021.

Su tali basi, con la manipolazione e la paura diffusa tra le persone (cf. le parole, recentemente svelate dalla Procura di Bergamo, del Ministro della Salute Speranza al Presidente dell’I. S. S. Brusaferro: “se vogliamo mantenere le restrizioni conviene non dare troppe aspettative positive”) sono state imposte pesanti limitazioni: il confinamento (c. d. lock down); la giustificazione puntuale degli spostamenti e il divieto di altri; in un primo tempo le chiese ‘chiuse’ – nel senso di aperte, ma vuote di fedeli – e le Messe senza popolo.

Ora, tutto questo è stato sostanzialmente condiviso dalla maggioranza della popolazione perché percepito come bene. Anzi, di più: perché bene fondato sulla scienza. Scienza – ecco ancora la propaganda, dai vertici istituzionali in giù – talmente priva di dibattito e contraddittorio (donde i televirologi, mentre veri scienziati come Montagnier, Raoult … erano sbeffeggiati e sforniti di sponda mediatica) da divenire dogma di Stato. Perciò chi osava interrogarsi e pretendere maggiore informazione e trasparenza veniva bollato come “negazionista”, “complottista” … e portatore di posizioni antiscientifiche.

Il trionfo di questo scenario era costituito da norme sovente assurde, perché illogiche, e tuttavia applicate contro la volontà dei cittadini dissenzienti mediante sanzioni o altre conseguenze. Era questo il vertice del Tiranno senza volto, in totale spregio del principio per cui le leggi devono essere razionalmente comprensibili per essere attuabili (cf. S. Tommaso d’Aquino: “Lex est quaedam rationis ordinatio ad bonum commune”; in Summa Theologiae, II-I, q. 90, a. 4). Altrimenti, come insegna l’Aquinate, la legge è una forma di violenza.

Ecco il Tiranno senza volto: la propaganda, la manipolazione, la paura e la gente stessa convinta che il Tiranno faccia esclusivamente il bene delle persone. A tal punto che, quando sono diventati disponibili i c. d. vaccini (la scena stessa del loro arrivo era degna dell’Istituto LVCE, L’Unione Cinematografica – appunto – Educativa) e agli inizi gli obblighi vaccinali riguardavano sostanzialmente il personale sanitario, moltissimi si sono vaccinati liberamente, se di libertà si può parlare nel contesto delle pressioni accennate. Per esempio, gli insegnanti in massa, ma anche avvocati e giudici, spesso in appositi Open Day.

In questo panorama l’ulteriore strumento del Green Pass – in verità con deboli basi scientifiche e di sicuro danno economico-sociale (cf. Donato Greco, ex membro C. T. S.) – era non solo presentato dal potere come uno strumento di libertà, ma anche esibito come tale dalle persone. Uno strumento di controllo sociale, che ricorda il sistema del credito sociale della dittatura cinese, veniva recepito dalla popolazione stessa come via di libertà.

Ecco il Tiranno senza volto dei diritti concessi, creati, sottoposti a condizione, come nei regimi: il Green Pass consentiva l’accesso ai servizi pubblici essenziali, ma anche a lavoro e stipendio, come ai ragazzini dai dodici anni in su permetteva di fare sport. Ecco perché veniva percepito come bene, anche se questa inclusione (ma anche illusione di libertà) per i più si traduceva per altri, quanti rifiutavano di vaccinarsi, in esclusione sociale (come ammesso persino dal Premier Draghi). Ma pure questa esclusione era, per moltissimi, l’altra faccia del bene: i virtuosi, inclusi, non potevano essere tali se non per i contestualmente esclusi.

Pertanto, non deve sorprendere se la stampa estera parlava dell’italico Green Pass in termini di ‘inutile tirannia’ o se il celeberrimo Washington Post considerava l’Italia quale laboratorio sociale in cui studiare il livello di restrizioni ai diritti sopportabile dalla gente.

Bisogna, però, chiedersi se siffatti scenari siano del tutto tramontati e quale sia il futuro per i nostri figli. Non si dimentichi, infatti, che un ministro in carica, Vittorio Colao, aveva potuto annunciare l’arrivo di una piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali. Sì, proprio tutti! L’ “inutile tirannia” del Green Pass era in effetti utile, eccome: serviva cioè a preparare, senza un diffuso e reale contrasto, la società del controllo, che rischia seriamente di soppiantare la società disciplinare, fondata su libertà e responsabilità individuale. Ci si deve, quindi, domandare quale spazio residui per la libertà della persona umana nella società del controllo, che via via va affermandosi e nella quale si sta incidendo profondamente sulla stessa dignità dell’uomo nonché sul suo rapporto con le strutture amministrative e di governo: verso una nuova, solo apparente, libertà che cela una nuova, effettiva, servitù.

È questo il grande, impellente, problema del Tiranno senza volto. Per cui si deve meditare anche sui rimedi che si possono adottare per contrastarlo, a fortiori se determinati indirizzi ormai sono di ordine sovranazionale o, come si dice, globale, provenendo, tra gli altri, da UE, ONU e OMS. La risposta fondamentale, avvertita da molti, è che il démos, il popolo, debba crescere nella consapevolezza del fatto che esso precede il kràtos, che possiede, cioè, dei diritti naturali che rendono gli uomini cittadini, non sudditi. È infatti l’assenza o la labilità di questa coscienza che, da tempo, sostanzia in Italia una grave emergenza DEMO-cratica.

La vera emergenza è, nondimeno, più profonda, è spirituale. Quanti, infatti, ancora elevano lo sguardo, troppo spesso appiattito solo sui propri, piccoli o grandi, problemi quotidiani? E usano l’Intelletto quale dono dello Spirito Santo, che consente di “intus legere”, di vedere cioè la realtà oltre la superficie, la propaganda, il pensiero – o non pensiero – corrente? Oltre, insomma, la facciata del Tiranno senza volto? Sembrano, in questo senso, attuali le parole di Gesù stesso: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti” (Luca 17, 26-27). Senza necessariamente profetizzare la parusìa è tuttavia urgente che si attivino le forze vive della società, da quelle culturali e politiche a quelle spirituali. Com’è indispensabile un ver’e proprio rinascimento della declinante Chiesa, affinchè riscopra il proprio “compito” di “annunciare sempre e dappertutto i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime” (Codice di diritto canonico, can. 747).

È questa, essenzialmente, la risposta al Tiranno senza volto, che vuole servi, sudditi, e non cittadini: “il tuo volto, Signore, io cerco” (Salmo 26, 8). Il volto, conoscibile e riconoscibile, di Colui che davvero opera sempre il bene dell’uomo, liberandolo da ogni turbamento. Il volto di Dio incarnato, che continua a dire da duemila anni: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici” (Giovanni 15, 15).