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Il Papa, la Madonna, le Apparizioni. Mastro Titta: Santità, ci Risparmi i Suoi Dubbi…

fede marco tosatti mastro titta Jun 12, 2023

Le apparizioni mariane? Non cercare lì, perché quello è uno strumento della devozione mariana che non sempre è vero. A volte sono immagini della persona. Ci sono immagini della Madonna che sono vere, ma mai la Madonna ha attirato a sé. A me la madonna (sic, ndr) piace vederla così, col dito verso l’alto, che indica Gesù. Quando la devozione mariana è troppo incentrata in se stessa non va bene, sia incentrata sulla Madonna che su chi vede”.

È opportuno osservare che questi spumeggianti pensieri di papa Francesco consegnati ai posteri nell’intervista rilasciata alla Rai per ‘A Sua immagine’ e subito rilanciati a giornali unificati, non sono a proposito di Trevignano: solo un ingenuo, per non dire di peggio, potrebbe pensarlo. Il bersaglio è proprio la Madonna.

Trevignano è il pretesto ideologico, il sottofondo propagandistico, ma il messaggio è chiarissimo e non equivoco: non credete a nessuna delle apparizioni della Madonna. Game, set, match. Perché? Perché a volte non sono vere. Come dire che siccome alcune pizze sono pessime, la pizza fa schifo.

Il farfugliamento successivo è la solita broda di parole raffazzonate ed enunciati tronchi: “A volte sono immagini della persona”.

Cosa significa, di grazia? Allucinazioni del veggente? Che la Vergine Maria è una specie di ologramma? Un deep-fake prodotto da ChatGPT? Oppure che è il diavolo ad apparire, vestito come un trans qualunque ad un qualunque Gay Pride? Specie in quest’ultimo caso, ci sarebbe da scattare sull’attenti e proclamare la propria fede nell’intersezionalità.

Il papa allude, dice e non dice, suggerisce ma non spiega. Un po’ come quei goliardi che si abbandonano a flatulenze in spazi chiusi e pietosamente si allontanano, lasciando i presenti immersi nel fetido imbarazzo a sospettare l’un dell’altro.

A Bergoglio la madonna (sic, ovviamente non è colpa sua, ma il lapsus redazionale la dice lunga) sta antipatica. Molto antipatica. Molto, molto antipatica. Sarei tentato di dire che gli sta sui duos habet, et bene pendentes, ma non ho contezza alcuna dei sacri gingilli, e a parte questo sarebbe irrispettoso.

Che una devozione troppo incentrata su se stessa possa avere effetti perniciosi sul devoto e chi gli sta accanto lo trovo persino condivisibile, ma a parte il fatto che nessuna apparizione, nemmeno quelle riconosciute, è un dogma di fede, sotto il profilo retorico pronunciare questo monito vaporoso e generico accanto all’immagine della Madonna che alza il dito verso Gesù come un calciatore brasiliano dopo un gol è, per la mia scarsissima sensibilità poetica, orrore puro. Unghie sulla lavagna.

Precisare che la devozione anche fosse incentrata sulla Madonna sarebbe male, è perfidia adamantina. Un amore, una dedizione autentica alla Madonna non possono che condurre a Cristo. Ma questo, chi la pratica e perfino un papa lo sanno perfettamente.

Nel suo italiano studiatamente claudicante – vorrei chiedere ad un madrelingua spagnolo se davvero queste imprecisioni sono difficoltà tipiche: propendo per il no – raramente Bergoglio rinuncia a punte di veleno: a lui piace immaginare la Madonna.

Perché immaginare qualcosa che si vede giacché appare? Una persona visibile in un numero esuberante di opere d’arte eccelse, statue e persino orrendi santini e immaginette che nella loro insipida bruttezza attestano l’amore verso la Madre, come accade nei disegni goffi dei bambini, che cercano di riprodurre l’indicibile bellezza della propria mamma? Nel cattolicesimo non c’è nulla da immaginare, Santità. Nulla da inventare. È tutto vero, concreto, tangibile, giustificabile.

Passi che Bergoglio abbia ridotto il cattolicesimo ad una pedana per massaggi ai piedi, di quelle che compri su Amazon, usi una volta sola – il tempo di accorgerti che sono più fastidiose che altro – e poi spariscono in qualche anfratto della casa.

Passi anche il mellifluo, straripante odio per la Vergine, tratto tipico dell’eresia protestante e più in filigrana di un sostanziale ateismo pratico.

Passi questo e passi quello, avrei una preghiera da rivolgere non alla Vergine, povera donna normale, ma proprio al papa, l’onnipotente Francesco: Santità, ci lasci credere e amare le nostre povere cose, e ci risparmi la sua cattiveria, la sua incredulità, i suoi inutili dubbi, le sue divagazioni estemporanee come attacchi epilettici. Amen.

Ma se proprio non potesse risparmiarci il suo magistero abborracciato, non mi resta che augurarle di chiudere la carriera caracollando fra uno studio televisivo e la redazione di un giornale, fra una televendita di materassi, una comparsata a Tu Sì Que Vales e un’intervista a bordo campo. Vederla andare alla montagna della Rai, invece che la montagna venire a lei, ha già mostrato in cosa è riposta la sua devozione e tracciato una strada, e forse un destino terreno.