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Ieri era peccato, oggi non più, domani chissà: la curiosa dottrina di Papa Francesco

apostasia catholic culture fede phil lawler rivoluzione sabino paciolla Sep 01, 2023

“Oggi è un peccato possedere bombe atomiche; la pena di morte è un peccato”, ha detto Papa Francesco a un raduno di gesuiti a Lisbona all’inizio del mese. Si tratta di affermazioni severe, chiare e senza compromessi. Ma, ha continuato il Papa, “prima non era così”.

Quindi in passato, ci dice il Papa, non era (o almeno non necessariamente) peccaminoso avere armi nucleari o giustiziare un criminale condannato. Ma ora, ci dice, lo è.

Se qualcosa che non era peccaminoso in passato è peccaminoso oggi, può funzionare anche il contrario? Può qualcosa che un tempo era peccaminoso diventare moralmente accettabile, forse persino gradito? Papa Francesco si è trovato di fronte a questa domanda durante lo stesso incontro a Lisbona. Uno dei gesuiti presenti ha chiesto informazioni sui giovani che si identificano come omosessuali:

Sentono di essere parte attiva della Chiesa, ma spesso non vedono nella dottrina il loro modo di vivere l’affettività, e non vedono la chiamata alla castità come una chiamata personale al celibato, ma piuttosto come un’imposizione. Poiché sono virtuosi in altri ambiti della loro vita e conoscono la dottrina, possiamo dire che sono tutti nell’errore, perché non sentono, in coscienza, che le loro relazioni sono peccaminose?

La risposta del Papa non è stata così forte e chiara come la sua condanna della pena di morte. Ma certamente non ha confermato l’antico insegnamento cristiano secondo cui gli atti omosessuali sono immorali. Ha invece espresso la sua impazienza per quella che considera un’eccessiva preoccupazione per i “peccati sotto la cintura”. Ma dopo aver chiesto “sensibilità e creatività” nella cura pastorale, ha concluso dicendo: “Tutti, tutti sono chiamati a vivere nella Chiesa: non dimenticatelo mai”.

Sì, certamente tutti sono chiamati a vivere nella Chiesa. Compresi gli omosessuali. Compresi i boia. Compresi i generali che gestiscono scorte di armi nucleari. Ma tutti sono anche chiamati a vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa. E Papa Francesco non è timido nel pronunciare alcuni insegnamenti. Allora perché ha evitato di rispondere direttamente alla domanda sulla moralità degli atti omosessuali? La sua spiegazione è stata rivelatrice: “È chiaro che oggi la questione dell’omosessualità è molto forte, e la sensibilità al riguardo cambia a seconda delle circostanze storiche”.

Le circostanze storiche cambiano, certo, e con esse cambiano gli atteggiamenti dell’opinione pubblica. Ma i principi morali fondamentali non cambiano. Se l’adulterio, la fornicazione e la sodomia erano sbagliati nel I, nel X e nel XVI secolo, lo sono anche oggi. Il sesso ricreativo può essere ampiamente accettato – persino applaudito – in una società decadente. Ma la Chiesa non è (o non dovrebbe essere) governata dalle tendenze popolari.

Ecco perché molti cattolici sono angosciati quando il Vescovo di Roma sembra suggerire che gli insegnamenti della Chiesa possono essere influenzati dai cambiamenti del pensiero secolare. Se “la questione dell’omosessualità è molto forte” – e lo è – questo non suggerisce forse la necessità di una maggiore chiarezza sui principi fondamentali?

Durante la stessa sessione di domande e risposte, quando si è lamentato dei cattolici americani “reazionari” che resistono ai cambiamenti nell’insegnamento della Chiesa, Papa Francesco ha fatto un altro riferimento al modo in cui il pensiero secolare può influenzare la dottrina:

Qui la nostra comprensione della persona umana cambia con il tempo e anche la nostra coscienza si approfondisce. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita della comprensione.

Gli sviluppi delle scienze possono chiarire il nostro pensiero su questioni (come, in modo significativo, l’inizio della vita umana). Ma le scienze non cambiano realmente “la nostra comprensione della persona umana” in modo fondamentale. È difficile capire cosa il Papa intenda qui, a meno che non si riferisca al mutevole consenso dell’opinione popolare tra gli scienziati, che oggi chiede una maggiore accettazione dell’omosessualità.

Papa Francesco cita San Vincenzo di Lérins come autorità per l’affermazione che l’insegnamento della Chiesa cambia nel tempo. Ma San Vincenzo, come San John Henry Newman, insisteva sul fatto che l’insegnamento della Chiesa si sviluppa piuttosto che cambiare. Una dottrina può essere chiarita, o ampliata, o resa in un linguaggio più preciso; ma non può essere ribaltata. Una dottrina è come una pianta, che può crescere e fiorire e dare frutti, ma non può mai diventare qualcosa di diverso da ciò che era in origine. Una ghianda può diventare una grande quercia, ma non un acero.

In un eccellente articolo sulla corretta comprensione di San Vincenzo, apparso su First Things l’anno scorso, mons. Thomas Guarino scrive che “consiglierebbe al Papa di evitare di citare San Vincenzo per sostenere dei ribaltamenti, come nel caso del suo insegnamento che la pena di morte è “di per sé contraria al Vangelo””. La mia copia del Catechismo della Chiesa Cattolica, priva dell’ultima modifica ordinata da Papa Francesco, insegna (n. 2266): “L’insegnamento tradizionale della Chiesa ha riconosciuto come fondato il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di punire i malfattori con pene commisurate alla gravità del crimine, non escludendo, in casi di estrema gravità, la pena di morte”.

Se la pena di morte debba essere invocata in particolari circostanze è una questione prudenziale. Ma se la Chiesa ha tradizionalmente sostenuto il diritto e il dovere dello Stato di punire i criminali, allora la pena di morte non può essere “di per sé contraria al Vangelo” – a meno che quell’insegnamento tradizionale non fosse semplicemente sbagliato. E se la Chiesa ha sbagliato in passato, non abbiamo alcuna garanzia che non sbaglierà di nuovo in futuro. O, se vogliamo, nel presente.

Proprio domenica scorsa abbiamo ascoltato una lettura del Vangelo che parlava della solida roccia su cui è costruita la nostra Chiesa. Per secoli la nostra garanzia dell’integrità della dottrina cattolica è stata il magistero, custodito dai successori di Pietro. Quando Papa Francesco mette in discussione gli insegnamenti tradizionali – e deride coloro che vedono il magistero come un “monolite” – mina ogni autorità didattica, compresa la sua.