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Cancro, costi salati, solitudine: i dati choc sull'aborto

bioetica la nuova bussola quotidiana tommaso scandroglio Jun 24, 2023

È stato presentato dall’Osservatorio Permanente sull’Aborto (Opa), nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta al Senato della Repubblica, il 2° Rapporto sui Costi e sugli effetti sulla salute della legge 194.

Qualche dato che è emerso dalle relazioni degli ospiti. Il dottor Stefano Martinolli, dirigente sanitario dell’ospedale di Trieste e vice Presidente dell’Opa, ha spiegato che l’aborto tramite RU486 rappresenta ormai il 30% di tutti gli aborti e che «si stima che nei prossimi 5 anni circa il 50% degli aborti sarà farmacologico. Emergono infatti numerose “giustificazioni” all’uso preferenziale di tale procedura: minor costo in termini di degenza ospedaliera, minore invasività, approccio più accattivante e meno traumatico. Dalla nostra ricerca tali giustificazioni risultano del tutto infondate». Ha poi aggiunto che le varie pillole abortive sono sempre più diffuse – mezzo milione nel solo 2020 – provocando un effetto migratorio abortivo: dall’aborto chirurgico a quello chimico. Una miriade di cripto aborti precoci che sfuggono ai computi ufficiali del Ministero della Salute.

Così il report: «Nel 2020 il totale delle confezioni vendute di Norlevo (pillola del giorno dopo) e di ellaOne (pillola dei cinque giorni dopo) ha superato il mezzo milione, quasi il doppio rispetto al 2014. Ipotizzando un tasso del 25% di casi in cui la pillola provoca l’interruzione di gravidanza appena iniziata, estremamente prudenziale rispetto all’evidenza scientifica, si ottiene un numero di potenziali aborti che oscilla, tra il 2014 e il 2019, tra 15.000 e 30.000 circa». Questi aborti devono dunque essere aggiunti alle cifre ufficiali. Operando questa addizione, la percentuale di aborti non diminuisce, così come invece viene divulgato dal Ministero e dai media, ma rimane stabile: «La percentuale di gravidanze interrotte volontariamente corretta tenendo conto dell’uso della contraccezione di emergenza risulta stabile in tutto il periodo 2014-2020, assestandosi dal 2017 in poi al di sopra del 17%, una percentuale che secondo i dati ufficiali si sarebbe registrata solo prima del 2006, anno dell’introduzione della Norlevo in Italia».

Interessante e preoccupante anche questo dato relativo all’aborto fai da te, ossia procurato tramite espedienti vari, al di fuori delle pratiche permesse dalla 194: «I dati rilevati dall’Istat mostrano un incremento di aborti spontanei tra le giovanissime difficilmente spiegabile dal punto di vista medico. Dal 2010 al 2020 esso ha superato in media il 10% delle gravidanze delle donne fino a 19 anni ed è stato sistematicamente superiore a quello registrato nelle classi di età da 20 a 34 anni. Sono dati che riflettono con ogni probabilità aborti volontari non registrati dalle statistiche ufficiali, un problema presente non solo in Italia». Tutti fattori che portano gli estensori del report a concludere che ormai l’aborto sta diventando sempre più un affare privato delle donne, rectius: un problema da sbrogliare in piena solitudine.

Il dottor Alberto Virgolino, presidente dell’Aigoc, l’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici, ha trattato poi il tema delle complicanze dell’aborto tramite RU486 le quali «risultano essere fino a 5 volte superiori rispetto all'aborto chirurgico». L’aborto chimico presenta “una mortalità 10-12 volte superiore rispetto all'aborto chirurgico”. Inoltre si registra un «maggior rischio di successivi parti prematuri a cui conseguono maggiore mortalità perinatale, maggiore incidenza di gravi patologie neurologiche legate alla prematurità del feto. Allo stesso modo c'è una stretta correlazione delle IVG con la comparsa del cancro al seno nelle donne che le hanno effettuate».

Il rapporto poi indaga i costi economici della pratica abortiva. Il professor Benedetto Rocchi, docente dell’Università di Firenze e presidente dell’Opa, ha spiegato che «il costo stimato di applicazione della legge 194 è stato pari a 59,6 milioni di euro, una cifra che avrebbe permesso a 100.000 persone povere di colmare il divario della loro spesa sanitaria privata rispetto alla media nazionale». Inoltre “l’aumento dell’uso della pillola RU486 fa crescere il peso delle complicazioni sul totale dei costi e l’onere finanziario delle complicazioni è rimasto negli ultimi tre anni sopra i 5,5 milioni di euro, aumentando significativamente il suo peso sul totale dei costi di applicazione della legge, fino al 9,3% registrato nel 2020». Significativo: quasi il 10% delle spese abortive, che sosteniamo noi tutti, riguardano complicanze legate all’aborto. Non solo: a parere di Rocchi le complicanze sarebbero molto di più di quelle registrate – quasi tre volte superiore –  dunque occorrerebbe attivare una seria sorveglianza da parte degli organi competenti su questo fenomeno.

Nel report poi si possono leggere queste cifre da capogiro: «I casi registrati nel 2019 e 2020 portano il numero ufficiale di aborti legali eseguiti nei primi 42 anni di applicazione della legge a 5.858.488. Il costo cumulato dell’applicazione della legge 194 dal 1979 al 2020 è di 5 miliardi e 289 milioni di euro, corrispondente a un costo medio per aborto di 903 euro e a una spesa media annua di 126 milioni di euro. Un fondo destinato a impieghi produttivi nel quale, nel corso dei 42 anni considerati, fosse stata accumulata ogni anno una cifra corrispondente alle spese abortive avrebbe raggiunto oggi una capitalizzazione totale di 12 miliardi e 611 milioni di euro».

Ma il costo maggiore, banale a dirsi, è quello ormai milionario della vite umane spezzate nel grembo materno. Il dottor Filippo Maria Boscia, medico e presidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, a tal proposito ha dichiarato: «Eliminare la vita è come eliminare il Sole dal mondo». Ed infatti l’umanità da tempo immemore vive nell’oscurità.

 

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